Sono i ruggenti anni Venti. In un’America invasa dall’industrializzazione e pervasa dallo sviluppo economico, torna a ripresentarsi il fascino dell’occulto e del male nascosto, tanto che sono molto gli invocatori di demoni. Questa è in sostanza il fulcro di un anime chiamato “Chrno Crusade“. Ok, forse non siamo proprio arrivati a questo punto, ma il parallelismo tra sviluppo e timori/desideri nascosti non è la prima volta che ci capita di sentirlo. Infatti per il romanzo gotico è lo stesso: nasce in un periodo di grandissimo sviluppo, di cui fu protagonista soprattutto l’Inghilterra. Questo strepitoso passo in avanti fece nascere negli uomini paure e domande, che nei romanzi prendono la forma di mostri, anche inventati e creati dall’uomo (vedi Frankestein), fantasmi e spettri.
Sarà così anche con l’intelligenza artificiale? È questo un passo dello sviluppo e dell’evoluzione umana che porterà a rivelare paure nascoste? Marshall Brain, che parla per conto della SIAI (Singular Institute of Artificial Intelligence), è convinto che queste intelligenze artificiali diverranno molto più intelligenti di noi, data la rapidità della potenza di calcolo… ma dico io, l’intelligenza umana consiste solo nella potenza di calcolo?
Andando avanti con queste affermazioni vediamo che Marshall affronta anche il tema della coscienza… e qui ci vorrebbe un respiro profondo, almeno io l’ho fatto leggendo le sue parole! Dicendo che il cervello umano è qualcosa di statico, sostiene che studiandolo in ogni sua più piccola parte, saremo in grado di riprodurne le potenzialità e mettendo insieme i vari elementi così creati, riusciremo a riprodurre un cervello umano molto più potente dell’originale. Esempio: il computer che è in grado di batterci a scacchi… vabbè ditelo, ci volete prendere in giro! Non dico che non saranno in grado di fare cose straordinarie, ma da qui a dire che ci potranno sostituire ce ne vuole! Se poi l’uomo è buono solo a far calcoli, lì certo che ci potrebbero sostituire. Ma associare intelligenza artificiale a coscienza artificiale o a “qualcosa del genere” (parole testuali) mi sembra un po’ troppo visionaria come affermazione! Infatti non è che si sprechi più di tanto a definire la coscienza che, dal mio punto di vista, non è sinonimo di intelligenza, ma così il caro Marshall ce la sta presentando.
Per fortuna poi comincia a farsi qualche domanda in più e sfrutta, ora è il caso di dirlo, la sua intelligenza per pensare anche ai problemi derivanti da questo grande sviluppo. Che non sono paure nascoste che si rilevano nei romanzi, o nei fumetti o altro, ma sono problemi concreti, in quanto se le macchine arriveranno a sostituire gli uomini, ad esempio alla guida degli autocarri, ci saranno milioni di disoccupati. Ma per esempio ci potranno mai essere delle macchine che sostituiscono, che so, per esempio gli psicanalisti? L’intelligenza artificiale forse non è così tuttofare come vuole farci intendere. Io credo che delle pecche potrebbe averle e francamente non mi fido di una persona che parla in termini fantascientifici! La fantascienza è bella perché parla di qualcosa che rimane nei sogni, di un futuro lontano.. qui parliamo in termini fantascientifici, di qualcosa che potrà avvenire davvero. E l’anno della svolta quale sarebbe? Il 2020.. perché? Perché facendo una media dello sviluppo nel campo delle intelligenze artificiali, si è stimato il 2020 come l’anno in cui sarà possibile fare una grande passo in avanti verso questo tipo di sviluppo, anche se non propriamente dell’uomo, addio cara vecchia evoluzione darwiniana!
Ed eccoci al grande problema: la morte. È mai possibile che anche gli uomini migliori debbano sottostare a problemi come questo? Grazie a questa grande capacità delle nuove intelligenze, sarà possibile trasferire tutto ciò che il nostro cervello ha inglobato in sé per anni ed anni all’interno di nuovi corpi, non deteriorabili e resistenti al massimo grado! Marshall già pensa a come si affronterà il problema della morte, mentre io sto ancora pensando se queste possono essere chiamate “intelligenze”!
Roberto Morra
Mi trovo d’accordo con le stesse riserve dell’autore di questo interessante post
L’intelligenza è razionale,opera della mente/cervello;la singolarità dipende dall’energia quantistica della coscienza superiore…..come insegna Uki, quindi concordo anch’io con il Morra.
Seee… Marshal sta avanti, avanti a cosa però non si sa!
Non nego che un giorno si arriverà a tutto questo , ma da qui a realizzarlo c’è di mezzo un mondo che ancora non siamo in grado di concettualizzare , figurati a realizzarlo in modo così pur apparentemente semplice
La riprova sono proprio nei quesiti del post…
“L’intelligenza artificiale” non si può proprio chiamare intelligenza; è soltanto una macchina programmata per ciò che deve fare e non può andare oltre.
leggevo oggi che sono riusciti intanto a elabborare batterie così piccole da inserire nei capillari della pelle.
e se leggete il link per l’altro progetto, la cosa si fa ancora più fantascientifica. anch’io sono dell’idea che prima o poi qualcosa accadrà, ma non certo con queste premesse
complimenti a r.morra per il post
a meno che un giorno saremo tutti macchine/razionali che guidano umanoidi robot in un mondo senza sentimenti…
I sostenitori dell’Intelligenza Artificiale Forte la pensano così.
Io penso che invece pian piano la scienza produrrà una intelligenza artificiale così simile a quella umana quasi da confonderla con essa (per chi non ha esperienze dirette con le su dette).
Ogni essere umano saprà discernere una intelligenza artificiale con una reale ? Il test di Turing è valido se eseguito con qualsiasi essere umano?
Queste sono solo mie supposizioni, dato che non sono esperto in materia.
L’intelligenza artificiale o ancor più la “coscienza artificiale”, non esistono e non esisteranno ancora per un bel po’ di tempo. Se proprio vogliamo indagare sul tema in questione, bisogna riallacciarsi a quelle che sono le tematiche più di attualità oggi. La meccanica quantistica e le fluttuazioni quantistiche come formazione del concetto stesso di coscienza sia umana e di conseguenza artificiale.